martedì 5 gennaio 2010

Boh(jan)



Non mi piace parlare male dei giocatori giovani, men che meno dei "canteranos", non diciamo già se sono giovani, canteranos e pure del Barça. Bojan Krkic mi obbliga però a fare una piccola eccezione. Nulla di personale e di definitivo, naturalmente, essendo la gioventù un'età flottante, un incessante surfare sulla cresta dell'ego che termina quando l'esperienza e le delusioni ti trasportano sulla riva dell'età adulta. Però ci sono giovani che crescono e giovani che sembrano regredire. Lui fa parte di questi ultimi. Uno di quelli che a quattro anni sanno già leggere, scrivere e andare in bicicletta senza mani ma che a diciannove, quando i coetanei cominciano a capire Kundera e il senso della vita, sono ancora fermi a Topolino, agli emoticon e alle sgommate nelle pozzanghere.
Scrivo questo dopo aver assistito a Barcellona-Siviglia di Coppa del Re, ma vi giuro che la partita di ieri sera non c'entra, o comunque c'entra solo fino a un certo punto col mio giudizio. È almeno un anno che lo penso, e la mia convinzione si è rafforzata la sera in cui gli ho visto segnare uno dei suoi gol più belli, contro l'Athletic Bilbao nella finale della scorsa edizione. Qualcuno ricorderà il gesto (destro a rientrare sul secondo palo appena dentro l'area), io ricordo il resto. Ricordo un compiaciuto eccesso di tocchetti d'esterno nel condurre il pallone, mentre Eto'o - solissimo - aspetta un rendez vous che non arriverà mai.
È uno di quei casi in cui un allenatore avrebbe il diritto di frustare un suo giocatore anche se ha segnato, e conoscendo Guardiola non escludo che, mentre tornavano a casa con la coppa, abbia trovato il modo per cazziarlo e imporgli come penitenza di vedere tutti i gol sbagliati in carriera da Julio Salinas.
Il fatto è che il gioco di Bojan, come quello di tutti i giocatori egoisti, funziona bene nelle squadre sfilacciate e poco solidali com'era l'ultimo Barça di Rijkaard, mentre è inutile e dannoso nella comune proudhoniana di Guardiola, dove la proprietà privata per più di tre secondi del pallone è giustamente considerata un furto. Non solo: costretto a subordinare il suo istintivo individualismo all'interesse del gruppo, Bojan non sa da che parte cominciare e soprattutto dove collocarsi per rendersi utile alla causa. Il suo habitat ideale sarebbe davanti alla porta, ma nell'utopia blaugrana non c'è spazio per parassiti d'area e prosseneti di errori altrui. Gli ci vorrebbe una squadra di puttanieri e borseggiatori di vecchiette, magari in Italia, dove il genere va sempre forte. La vita in convento, lontano dal peccato e dalle tentazioni, non gli si addice. Padre Pep lo ha già capito.

2 commenti:

  1. A proposito di giovani e canteranos, Sergio Canales, 1991, Racing de Santander. Abbiamo scoperto oggi la proxima joya?

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  2. 3 assist a tenerife. non male per un giocatore egoista....
    non so se dici più cazzate su Bojan o sul razzismo qui sopra.

    KUBALA

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